domenica 10 luglio 2011

GUARIRE, NON CURARE

Ovvero come sono completamente guarito della colite ulcerosa
(prima parte)

Come ho scritto nell’articolo precedente, sono guarito da una malattia cronica (colite ulcerosa al 3° stadio) che i medici giudicavano, e giudicano ancora, incurabile.
Come ci sono riuscito? La molla che mi ha spinto a cercare una soluzione alternativa è stata il non voler essere un malato perenne bisognoso di prendere 17 pastiglie al giorno e che alternava fasi di quiescenza a fasi di recrudescenza della malattia.
Iniziai con lo studiare quel poco che ancora si sapeva sulla patologia che mi aveva colpito per capirne le cause o le cause ipotetiche. Perché doveva colpire proprio me? Non ero mai stato uno che si fosse dedicato a vizi e stravizi di qualche tipo: non avevo mai fumato (tuttora) e non avevo mai avuto la passione per birra, che neanche mi piace, o per superalcolici.
Tra l’altro lessi che le donne erano più colpite da questo genere di patologie…
Iniziai a riflettere. Perché soprattutto le donne? Non poteva essere tanto una questione cromosomica, quanto piuttosto una questione di tipo psicologico. È risaputo che le donne sono più soggette a disturbi legati all’emotività, come gastriti o coliti. Bingo! Doveva quindi essere stato un problema psicologico che si era trasformato in una patologia di origine psicosomatica. Urgeva un’approfondita analisi introspettiva.
A quei tempi trascinavo gli studi di giurisprudenza. Questa facoltà non fu la mia scelta principale, ma una specie di ripiego frutto di un compromesso tra le mie passioni e la realtà del mercato del lavoro. Grosso errore.
Studiare ciò che non piace perché si pensa che possa offrire maggiori opportunità, condannandosi di fatto a fare tutta la vita ciò che non si ama, mette molto a rischio la propria salute e conseguentemente la qualità della vita che si vive e se non c’è la salute, tutto il resto passa in secondo piano.
I miei risultati accademici erano anche piuttosto buoni (avevo la media del 27) ma facevo una fatica immensa a mettermi a studiare delle materie così tecniche e che vedevo molto aride. L’ambiente universitario non mi aiutava di certo: competizione e indifferenza la facevano da padroni.
Trascinare una situazione di forte stress negli anni, evidentemente mi stava logorando piano piano, finché poi la patologia esplose in tutta la sua gravità facendomi rischiare di essere stomizzato o addirittura di passare a miglior vita.
La presa di coscienza di questo fu la parte più difficile: mi ero intestardito a voler fare una cosa che detestavo e avevo ignorato i segnali di allarme che il mio corpo mi mandava, come l’emicrania che mi coglieva quando iniziavo a studiare o la difficoltà a concentrarmi per più di pochi minuti alla volta.
Dovetti accettare l’idea di aver letteralmente sprecato diversi anni della mia vita con in più il risultato di aver minato seriamente il mio stato di salute.
Dopo aver preso atto di questo, incredibilmente mi sentii più sollevato.
Era il primo passo nella direzione giusta: individuare ed eliminare la causa scatenante del malessere..

Secondo passo: l’alimentazione.
Mangiavo come una caimano. Letteralmente. Non ero obeso perché fortunatamente non ho mai amato i dolci, ma mangiavo tanto e di tutto in modo molto disordinato. Direi quasi caotico. Ho sempre amato magiare, e non sempre ne facevo una questione di qualità.
Il secondo passo fu quindi regolare l’alimentazione e nutrirmi in modo più “umano”. Niente più bevande gassate con edulcoranti, niente più intingoli e cibi troppo speziati, niente più creme, cremine e cibi troppo pasticciati, niente più fritti e cibi troppo freddi o troppo caldi.
Visto che cucino da quando avevo 10 anni per via della cronica incapacità genitoriale di cucinare decentemente (per me si trattava di una questione di mera sopravvivenza), imparai le meraviglie della giuste combinazioni alimentari, della cottura al vapore e della cottura al forno o alla piastra, senza l’utilizzo di grassi. Caffé già non ne bevevo perché non mi era mai piaciuto, latte nemmeno perché da bambino ne ero allergico, quindi non ne sentii mai il desiderio, pertanto da questo punto di vista, le rinunce non mi pesarono affatto. Dovevo semplicemente togliere o ridurre per quanto possibile l’assunzione di cibi e bevande che mi facevano produrre una grande quantità di succhi gastrici e togliere i semini dalla frutta (come nel caso dell’uva) o dalla verdura (come nel caso dei pomodori) perché potevano crearmi problemi di irritazione. No problem, si poteva fare anche questo.
Mancava “solo” come aiutare il corpo a trovare la via migliore per curarsi e come pacificare la mente che sostanzialmente era stata la causa primaria del mio problema. La lettura di diversi testi di salute naturale e il confrontarmi con parecchie persone che avevano abbracciato uno stile di vita più salutare, mi aiutò molto.
Scoprire che, in base ad un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’80% delle malattie neoplastiche degenerative (si parla chiaramente di cancro) era causato da un’errata alimentazione o da un errato stile di vita, mi colpì come una randellata al buio.
NOI siamo la causa nell’80% dei casi di una delle patologie più gravi che ci possa capitare. Agghiacciante… Il potere della mente sul corpo era molto maggiore di quanto potessi o volessi ammettere.
Nella seconda parte entrerò più concretamente nei particolari di ciò che ho fatto per poter guarire definitivamente, con tutte le indicazioni pratiche necessarie.

(Fabius)