martedì 28 giugno 2011

La rigidità della scienza medica occidentale

Da bambino ero abbastanza scapestrato e con la tendenza a farmi male nei modi più stupidi. Ho avuto modo quindi di frequentare gli ospedali con una certa assiduità. Essendo poi un donatore di sangue da oltre venti anni e avendo tra le mie amicizie sia persone laureate in Medicina che persone laureate in Scienze Infermieristiche, ho avuto modo di conoscere da vicino come la medicina ufficiale pensa e su quali binari ragiona. Intendo nella maggior parte dei casi.
Una piccola annotazione preliminare: trovo che la classe medica italiana sia in generale molto ben preparata e professionale e, in almeno due casi, mi ha anche salvato la pelle.
I punti dolenti nascono di fronte alla prevenzione delle malattie e al trattamento di problematiche ritenute croniche, ovvero incurabili. In poche parole si tengono a bada i sintomi, o si cerca di tenerli a bada nel miglior modo possibile, ma sostanzialmente non si vanno a risolvere la cause del problema in modo da giungere ad una guarigione completa.
Secondo la medicina orientale, va detto, le malattie croniche invece non esistono dato che il compito di un medico è quello di:
  • Impedire che le malattie si manifestino (ci sono diversi gradi di sviluppo della malattia e in occidente le persone vanno dal medico quando i sintomi sono già aggravati e manifesti), tramite un’accurata prevenzione, in modo da bloccarle nei primissimi stadi di sviluppo.
  • Risolvere alla radice il male già  manifesto, debellandolo definitivamente
In India, ad esempio, un medico che abbia dei “clienti” malati è considerato di scarso valore, a meno che non gli si presentino pazienti nuovi già ammalati o che non erano andati da lui precedentemente, per farsi prescrivere le indicazioni per mantenersi in salute.

È interessante poi leggere le notizie circa le reazioni della classe medica riguardo a determinate cure o approcci ritenuti poco ortodossi, quantunque efficaci.
I passaggi solitamente sono i seguenti:
  • Derisione
  • Preoccupazione
  • Minaccia di denuncia o denuncia vera e propria
  • Sabotaggio delle sperimentazioni, facendole nelle condizioni peggiori per avere risultati negativi
Possiamo citare i casi del Prof. Luigi Di Bella e del Dottor Ryke Geerd Hamer, che hanno proposto un approccio differente nella cura del cancro e che sono stati denigrati, denunciati, e nel caso del Dottor Hamer, anche radiati dall’albo e incarcerati.
Alla fine di ottobre del 1995 andai in ospedale con 39 di febbre e perdendo sangue da ogni orifizio del corpo. Mi venne diagnosticata una colita ulcerosa al terzo stadio.
Il professore che mi ebbe in cura, mi salvò la vita e mi disse che qualora fosse giunto nelle mie condizioni in ospedale anche solo 10 anni prima, mi avrebbero dovuto stomizzare, ovvero mi avrebbero dovuto asportare sigma, colon e retto, con il risultato di vivere per tutta la vita con un sacchetto attaccato all’addome.
Se invece fossi giunto in ospedale, nelle mie condizioni, negli anni ’70, probabilmente sarei morto…
La colite ulcerosa fa parte della famiglia delle cosiddette M.I.C.I., ovvero le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali assieme alla malattia (o morbo) di Crohn.
Per un approfondimento consiglio di visitare il sito dell’associazione A.M.I.C.I.:
Una parola vorrei sottolineare dell’acronimo M.I.C.I.: croniche.
Capii cosa volesse dire questo termine in tutta la sua portata dopo la prognosi: il medico mi aveva tirato per i capelli fuori da una situazione decisamente a rischio e, una volta che mi fui stabilizzato, mi disse che per tutta la vita avrei dovuto prendere alcuni farmaci per tenere sotto controllo i sintomi dalla malattia, la quale alternava periodi di quiescenza a periodi di recrudescenza. E questo per tutta la vita.
In totale contai le pastiglie: erano 16. Metà di questa erano di farmaci che curavano gli effetti collaterali della metà che mi sarebbe servita per tenere sotto controllo la colite ulcerosa, peccato però che mi massacrassero fegato e pancreas.
16 pastiglie al giorno per tutta la vita. Era il 1995.
Magari oggi la ricerca medica ha fatto passi giganti in avanti e i farmaci sono sicuramente più efficaci e con meno effetti collaterali, ma perché allora si limitano a curare e non a guarire?
Nel 1998, dopo un lungo periodo di studio e di ricerca personale volto a trovare una soluzione alternativa per non foraggiare le case farmaceutiche per sempre, smisi di prendere i farmaci gradualmente. Ci misi 3 mesi.
Ora non ne prendo più nemmeno uno. Dopo 13 anni sono ancora qua, sto bene, non ho più avuto attacchi della mia malattia e da diversi anni ho ripreso a donare il sangue.
Tra poco arriverò a 50 donazioni e non ho mai, dico mai, avuto più problemi.
Dirò di più: la mia salute è migliorata sempre di più e ora se ho qualche problema è di carattere strutturale (slogature, contusioni, tagli) e non organico.
Praticamente non mi ricordo più l’ultima volta che posso dire di essermi ammalato.
L’alternativa c’era ed io ho trovato quella giusta per me. Magari non va bene per tutti, ma per me ha sicuramente funzionato e non contemplava l’uso di farmaci.
Addirittura ora, durante le visite mediche di controllo o prima della donazione di sangue, i medici mi dicono che probabilmente non sono mai stato di colite ulcerosa, altrimenti non sarei guarito perché (cito testualmente) “dalla colite ulcerosa non si guarisce”.
Piuttosto che accettare un fatto evidente e una realtà incontrovertibile, ma in contrasto con il loro “credo”, vengono negati gli assunti di base !!!
Come ho fatto a guarire dalla colite ulcerosa senza farmaci?
Ne parlerò in un prossimo articolo.
Restate sintonizzati.
(Fabius)

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